Il Rapporto Isfol 2012 pone al centro dell’attenzione il capitale umano, risorsa chiave per vincere la sfida della competitività e della ripresa economica. E segnala un rischio, quello che la carenza, l’obsolescenza e l’inefficiente utilizzo di competenze possa ridurre il nostro potenziale di sviluppo e determinare esclusione sociale, allontanandoci dai principali competitors internazionali.
In questi anni l’investimento in capitale umano ha subito un rallentamento. Mentre in alcuni paesi europei la difficile congiuntura economica ha stimolato produzioni, servizi e occupazioni ad alta intensità di conoscenze, cioè ad alto valore aggiunto, in Italia è l’occupazione nelle professioni elementari ad essersi incrementata. Nell’ultimo quinquennio i lavori ad alta specializzazione sono diminuiti dell’1,8%, contro un aumento medio in Europa del 2%. Uno dei paradossi del nostro paese è che abbiamo una bassa percentuale di occupazione in professioni caratterizzate da elevate competenze (il 18% contro il 23% della media UE) e contemporaneamente tali lavori qualificati sono svolti solo in parte da lavoratori con istruzione terziaria (il 53,6% contro il 70,6% della media UE).
Tutto ciò ha ridotto i vantaggi retributivi di chi ha i livelli di istruzione più alti. Mediamente in Europa le retribuzioni dei lavoratori con istruzione terziaria superano del 48,3% quelle dei lavoratori con istruzione secondaria, mentre in Italia tale valore si ferma al 36,2%.
L’Isfol sottolinea come l’investimento in istruzione continui ad essere pagante sotto il profilo lavorativo. Tra il 2007 e il 2010 gli occupati sono diminuiti in Italia di 350 mila unità. E’ il risultato di una contrazione di circa 850 mila persone con al massimo la licenza media o il diploma triennale e un incremento di oltre 500 mila con titolo di studio medio-alto. Il numero di chi è in cerca di occupazione è aumentato di 596 mila unità, con una variazione del 40% circa, ma i più penalizzati sono stati coloro che hanno titoli di studio bassi (nel 2011 il tasso di disoccupazione dei laureati è pari al 5,4% contro il 10,4% di chi possiede la licenza media).
Eppure anche in questo caso rimane un gap con l’Europa. Dal 2007 gli occupati con istruzione terziaria sono aumentati in Italia del 10% mentre la media comunitaria è pari al 14% (Germania +17,8%).
I sistemi dell’istruzione e della formazione sono in fase di progressivo miglioramento. Tra le criticità, rimane un tasso di dispersione dei giovani 18-24enni ancora alto: il 18,2% contro il 13,3% della media UE. Inoltre, se sul fronte dell’istruzione secondaria il nostro paese sta recuperando posizioni, la diffusione dell’istruzione superiore presenta livelli ancora bassi e tassi di crescita inferiori a quelli medi comunitari.
Un aspetto positivo è lo sviluppo della formazione tecnico-professionale, che continua a registrare un incremento, in controtendenza con i fenomeni di licealizzazione che avevano caratterizzato l’ultimo decennio (+1,5% iscritti agli istituti professionali e +0,4% iscritti agli istituti tecnici, licei -1,9%). Si evidenzia anche il riuscito innesto della filiera formativa dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, che ha visto aumentare di 7 volte il numero degli studenti in 7 anni. L’apprendistato rimane uno dei principali strumenti per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: il numero di trasformazioni in contratti a tempo indeterminato risulta in aumento e cresce l’offerta di formazione a carattere formale. Quanto alla formazione degli adulti, l’Italia è ferma al 5,8%, una percentuale superiore solo a quello della Grecia.
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